UNA BURLA RIONALE A DONNA TERESA
"CCHE
PITTINICCHI"
Fuori del mio rione i cittadini della mia età, o su della
mia, forse avranno potuto avere di donna Teresa una vaga idea, perché nella sua
casa in paese probabilmente non dormì mai e
nessuno la vide nell'atto di comprare qualcosa in una bottega vicina e
meno ancora in altra fuori strada.
Era proprietaria di terre fuori dal territorio comunale, ma
Villarosa era l'abitato più prossimo a queste. Noi ragazzi la vedevamo arrivare
con il solito grosso mazzo di chiavi che
toglieva solamente dalla cintola per aprire la porta di casa e dei magazzini
nei pressi di questa.
Non la vedemmo mai dialogare con qualche vicina; né una di
queste fu vista nell'atto di varcare la soglia di quell'abitazione.
Sbrigava velocemente i suoi impegni, saltava sulla mula che
lei cavalcava sempre alla femminina,
cioè con ambedue le gambe, coperte da lunghe vesti, girate da un solo verso;
quindi decisa si allontanava dalla sua abitazione paesana, senza far il minimo cenno
d'un saluto a qualcuno che poteva trovarsi intorno, verso la sua remota abituale
dimora rurale.
Era una donna strana per il suo abbigliamento piuttosto stravagante
perché un tantino antiquato. Quello che maggiormente colpiva in quella persona
erano i capelli grigi curatissimi,
trattenuti con una serie, magari eccessiva, di pettini ricurvi, i pittinicchi, che tenevano a posto gli intrecci particolari: fra
questi quelli che s'erigevano immediatamente sopra la fronte apparivano nella
forma come due brevi corna.
Queste erano quelle
che colpivano maggiormente l'attenzione di certi monelli, che spesso le
gridavano dietro:
- Donna Teresa cche
corna tisi!... Donna Teresa cche corna tisi!...
Era tanto abituata a quegli insulti gratuiti che non ne
teneva conto per niente, come se non avesse sentito.
Intanto erano in
molte le donne del vicinato a sospettare che la notte quella dormiva con
la testa fasciata e che forse molto raramente quei capelli erano stati sciolti per un
normale periodico lavaggio.
Di certo sarebbe stato un ottimo partito per tanti avidi
scapoloni che si sarebbero volentieri, come un tempo si diceva, 'nfilati cumu u vermi nno tumazzu.
Pur non essendo io un diretto dirimpettaio, non vidi mai
qualcuno corteggiarla, tanto che mi chiedevo come mai nessuno pensasse a farci
una vantaggiosa riflessione al riguardo.
Non ricordo affatto come sia stato introdotto nei miei
pensieri quel che segue. Forse quando ero divenuto più grandicello avrò detto
che trovavo strano che donna Teresa non si fosse procacciato un attempato
sposo.
Mi fu data una strana risposta: - Aspetta u Principinu!
Al che io sorpreso ho chiesto: - È incinta?
I presenti si misero a ridere e qualcuno mi precisò che si
trattava per l'appunto del Principe Umberto di Savoia, futuro Re d'Italia.
Chi non conosceva in quel tempo la situazione della Casa
Reale?
Io, il Principe Umberto e la sua sposa Maria Josè del
Belgio, li avevo stampati negli occhi perché riprodotti con colori smaglianti
in un lucido vassoio metallico a colori riposto a specchio nel porta servizio di
casa; esso si tirava fuori nelle
occasioni in cui si dovevano offrire dei biscotti a qualche ospite o vi si
ponevano sopra dei bicchierini di rosolio da far sorseggiare.
Questa volta fui io a ridere e precisai che qualcuno glielo
avrebbe pur aver detto che il suo Principino era sposato e aveva di già dei
figli.
Fu mio padre che stavolta volle entrare nel discorso e
chiarire una buona volta la situazione.
Anni prima che io nascessi, donna Teresa fece capire a
qualcuno dei vicini che il suo amato era l'allora scapolo Principino Umberto e
che non esisteva al mondo per lei
nessun'altra persona più degna di lui.
Figurarsi dopo questa affermazione la risata collettiva che
continuò cco u scìddricu e il successivo sfottò, ovviamente nelle compagnie
esterne.
Donna Teresa di conseguenza divenne lo zimbello del rione,
tanto che una beffa se la sarebbe ben meritata.
Quanto segue, secondo mio padre, sarebbe stata l'idea del più
smanciusu del quartiere, Peppino M.,
che conoscendo la grande sventatezza della donna in discussione, pensò di architettare
un concretizzabile pesante scherzo.
L' idea forse gli germogliò al vedere il suo omonimo Peppe
C. in divisa di carabiniere, presso la cui Arma s'era arruolato per sfuggire
all'inesorabile trappola della miniera. Quando egli veniva in licenza, la via
Milano quasi si bloccava per tutti quelli che andavano a salutarlo e anche per
poterlo ammirare nella sua ben piantata costituzione
fisica, esaltata dalla smagliante uniforme. Ovviamente donna Teresa non l'aveva
mai visto in divisa e forse nemmeno in borghese: ogni uomo comune non era fatto
per lei, solo il Principino poteva ricevere l'onore d'essergli marito.
Peppe
M., ovviamente
avrà preso contatto con la donna parlandole a nome del Reale futuro Re, che era
disponibile a farsi avanti per sposarla.
Donna Teresa, la sera stabilita per lo storico incontro rinunciò
ovviamente al tassativo ritorno alla sede rurale; emozionatissima aspettò l'unico
amore della sua intera esistenza.
Quando sopraggiunse il buio, la strada tutta era piena di
vicini e di altri curiosi che non si sapevano spiegare tanto assiepamento
intorno a quella casa, da sempre totalmente deserta.
Quando il carabiniere-principe fu pronto, gli appassionati strumentisti
del quartiere furono solleciti a entrare
in quella casa suonando una breve marcia nuziale.
Il capiente primo piano dell' inviolata abitazione
d'incanto fu strapieno. Il "promesso nobile sposo" prese nella sua
mano quella ruvida della donna di campagna e la sfiorò con le labbra.
Presto si aprirono le danze fra maschi e maschi, perché le
donne non trovarono giustificabile prendere in giro a tal punto quella
discutibile nubile, sia pur essa una donna che le aveva evitate e ignorate risolutamente,
spesso qualificandole come popolo basso.
Quando la pressione della folla divenne un po' troppo eccessiva,
gli organizzatori decisero di ritirarsi e il "principino"chiese scusa
all' "amata" per i suoi impegni successivi; ripeté il baciamano e si licenziò
con tutto il codazzo al seguito.
Donna Teresa aspettò
chissà per quanto tempo ancora il ritorno del suo indimenticabile benamato.
Tutti continuavano a chiedersi: donna Teresa avrà avuta mai
notizia nel tempo del successivo matrimonio del "suo" Umberto con la
Principessa belga Maria Josè?
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