domenica 7 ottobre 2012

SU SALVATORE D’ALBERTO - SECONDA PARTE –


A POCHE ORE DELLA MIA PUBBLICAZIONE DEL POST SU SALVATORE D’ALBERTO, MEGLIO NOTO COME TURIDDU CINCHILIRI, L’AMICO GIACOMO LISACCHI HA SENTITO IL DOVERE DI AGGIUNGERE PARTICOLARI NON TRASCURABILI SULL’ESISTENZA DEL NOSTRO CONCITTADINO.

Caro Tino, ho letto con molto piacere, così come gli altri, il tuo ultimo scritto dal titolo “Quel che mi insegnò Salvatore D’Alberto”. Ebbene, quello che i villarosani ritenevano un ‘relitto umano’ oggi si trova ospite in una casa di riposo di Mazzarino gestita da suore dove finalmente ha trovato quell’amore forse negato nella sua Villarosa. Quella Villarosa che nonostante non lo riconoscesse come ‘creatura umana’ a lui invece è rimasta nel cuore e nella mente. “Purtatimi a Villarosa, purtatimi o me paisi”- ci invocò per tutto il tempo che siamo stati con lui, qualche anno fa, quando lo andammo a trovare io, Gabriele Zaffora, Piergiovanni Zaffora e padre Giulio Scuvera di Butera, scomparso un anno fa. Fu una visita improvvisa e fatta per caso perchè trovandoci in quella cittadina nissena venne in mente a Piergiovanni che se non ricordava male forse in una casa di riposo doveva esserci ‘Turiddu Cinchiliri’. Decidemmo di andare a verificare e in effetti era lì. Siamo rimasti contenti per come l’abbiamo trovato: era vestito bene e coccolato dalle suore che lo accudiscono. E non possiamo dire che era stato preparato anche perchè siamo arrivati all’improvviso. Siamo stati con lui per più di un’ora e nonostante Piergiovanni cercava di fargli ricordare qualcosa del passato, lui ripeteva continuamente: “Purtatimi a Villarosa, purtatimi o me paisi”. E non ha smesso neanche davanti ai dolcini che nel frattempo Gabriele era andato a comprare offrendoli a tutta la comunità.

Segue il mio ringraziamento in risposta e l’aggiunta di un piccolo episodio di oltre cinquanta anni fa, da cui si evince che Turiddu era capace di essere uomo di spirito e stare al gioco dei grandi:
La tua nota m'ha fatto gran piacere. Ero impacciato nell'atto di preparare il post sulla sorte di Turiddu di cui non avevo notizia da gran tempo e mi sembrava fuor di luogo chiedere ai parenti notizie sull'esistenza del congiunto. Ancora la vostra osservazione di Turiddu vestito degnamente mi porta lontano ad un banale episodio molto significativo.
A cavallo fra gli anni '50 e '60 dove oggi sorge il bar Leone c'era un negozio di abbigliamento gestito dalla buon'anima di Nino Patti, prima che si trasferisse a Calascibetta. Non so chi fra gli amici ebbe l'idea di far mettere in vetrina vestito con un completo di classe il nostro tormentato concittadino. Egli capì e recitò perfettamente la sua parte; molti passanti distratti non s’accorsero neanche del personaggio che faceva da manichino. Stette immobile gran parte del pomeriggio e della prima serata senza dar segno della minima insofferenza: aveva capito e portato a termine il suo ruolo con intelligenza e fermezza di nervi.
Il commento serio di quanti ci fermammo era che Turiddu sapeva recitare con intelligenza un’ impegnativa parte senza contropartita e con spirito e autocontrollo. Una persona strana non avrebbe sopportato e capito lo scherzo che si stava realizzando.
L’altro commento più comune fu: “Visti furcuni ca pari baruni
Scoprimmo che u furcuni aveva un cervello e senso dell’umorismo che a molti boriosi manca.
Altra osservazione: come la maggioranza degli anziani in casa di riposo desiderano tornare alla loro abitazione: Turiddu al suo paese, che buono con lui non fu.

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