giovedì 15 maggio 2014

Pino D'Alù, un cervello ancora giovane a 92 anni compiuti





                                   Il giovane di questa foto è il nostro concittadino Pino D’Alù come io lo conobbi alla fine della guerra, quando  passò qualche anno nel suo paese, Villarosa,  dove viveva la sua famiglia.

                    Per chi, della mia generazione, leggesse questo post preciso che Pino è figlio di don Turiddu D’Alù, ferroviere in pensione e vecchietto gioviale.

                      Per quanti invece sono più giovani informo che don Pino è fratello della mamma di Maurizio Randazzo e del compianto Giancarlo.

                  Di lui si ricordano bene anche mature persone di qualche anno più giovani di me: Pino D’Alù non era il tipo che potesse passare inosservato neppure agli occhi dei ragazzini, per il fisico impeccabile e per l’austera sobrietà.

                    Qualche tempo dopo, don Pino lasciò Villarosa. Io lo credevo all’estero come tanti altri, ma non lo rividi più, nemmeno quando di tanto in tanto tornava al suo caro paese, dai suoi.

                   Di don Turiddu D’Alù ne ho già parlato, nel post della ” Porta panoramica di San Calò”, a proposito dello scherzo di sfida di “Chilònia” che io, bambino puntiglioso della dizione esatta, correggevo caparbiamente in “Colonia”.

                   Qualche mese fa su facebook incontrai il nome di tale Pino Profeta, originario di Villarosa e residente a Torino, che aveva per amico, sempre su facebook, qualche villarosano residente. Ne dedussi che si doveva trattare di un paesano e mi ricordai di un omonimo ragazzo più giovane di me che avevo perso di vista da gran tempo. Mi presentai a lui in facebook e subito mi rispose che era proprio la persona cui alludevo e che di me conservava un bel ricordo.

                     Fu lui a farmi presente che a Torino viveva un nostro “vecchio” concittadino di brillante memoria che aveva scritto cinque anni fa un libro “Incontri con le ombre”. Quando Pino Profeta mi mandò via e-mail la copia del libro, in documento pdf, ebbi piena conferma della vecchia conoscenza che ammiravo, vedendo  la foto ivi contenuta.

                   Quando gli anni avanzano, don Pino capisce che non potrà tornare più a Villarosa. Così la visita al paesello la realizza soltanto per immaginazione, fingendo di percorrerne le vie, ben salde nella memoria, in compagnia di Maurizio.

                  Le descrizioni dei luoghi e delle persone scomparse negli ultimi 80 anni sono precise. Io ho pensato a degli appunti fissati su carta nel tempo, ma quando più di un mese fa, mi chiamò a telefono scoprii, nella lunghissima conversazione che il cervello dell’ultra novantenne era intatto: le verifiche con i miei ricordi e con quello che avevo sentito e scritto nel tempo erano inappuntabili. Gli dissi che, quand'ero ragazzo lo ammiravo molto e mi permisi di chiedergli se lui si ricordasse di me. Mi rispose che si rammentava perfettamente e mi citò un solo particolare, che nessuno gli avrebbe potuto suggerire, perché era pertinente alla mia persona: mi parlò del mio neo che portavo sulla guancia sinistra fin dalla nascita. Oggi il tempo, con le tante macchie che mi ha appioppato in viso, ha confuso il vecchio neo nativo, che intanto è rimasto indelebile solamente nella mente del giovane d’allora, col quale non ci vediamo da quasi sessantacinque anni.

              Signor Pino, lei che è così impeccabile nella memoria storica paesana, perché non crea un blog o, se non vuole impegnarsi a tanto, o pubblica qualcosa nel blog da me iniziato e aperto a tutti quelli che vi vogliono scrivere, per lasciar tracce d’antico ricordo alle future generazioni, comprese quelle sparse per il mondo che tengono tanto a curare le radici antiche di “Bellarrosa” di Sicilia?

            Questo è lo scopo del mio scrivere e ad esso io invito i villarosani veri, di dentro e di fuori.


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