mercoledì 31 marzo 2010

È Pasqua!
Ovunque uova di cioccolato d’ogni dimensione e colore. Scintillio di stagnole, nastri argentati…
La mia mente mi riporta all’infanzia e alla prima giovinezza quando imperava l’uovo di Pasqua, quello vero, prodotto dalle galline.
L’uovo della Pasqua villarosana prima si bolliva per farlo rassodare ben bene, poi veniva immerso in una pasta in genere dolce, arricchita di confettini finissimi quasi come semi di papavero di svariati colori, i diavulicchi. Poi andava infornato. Il tuorlo dell’uovo cotto ancora una volta, liberato dall'albume rappreso, assumeva all’esterno un colore verde chiaro, che dal dopoguerra si denominerà comunemente penicellina. 

Era u canniliri, la gioia dei bimbi. Ma non di tutti, purtroppo; la maggioranza poteva solamente sognarlo.

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