venerdì 12 marzo 2010

SALVATORE GIOIA

PARTE II

L’ultima volta che incontrai Totò fu nel 1977; era venuto per qualche giorno dalla casa di cura a Villarosa e subito gli amici di Enna gli proposero un recital che egli portò a termine degnamente. D’allora non tornò più. Di lui avevo notizie dal caro e compianto Alfonso Distefano che, abitando a Priolo, aveva più opportunità d’andarlo a trovare.
Una mattina d’estate, da poco Totò aveva chiuso con questa vita, mi godevo il sole sulla spiaggia di Naxos e accanto a me faceva altrettanto un signore più giovane di me. Mi colpì di lui il fatto che diversi giovani lo andavano a salutare chiamandolo “maestro”. Non nascondo che avevo gran curiosità di saper chi fosse, ma non osavo far domande. Fu invece lui che ruppe il ghiaccio e si cominciò a parlare del più o del meno. Appena seppe ch’ero di Villarosa gli s’illuminò il viso e mi chiese se avessi conosciuto Salvatore Gioia. Seguì un prorompere di belle cose sul nostro tenore.
Il mio interlocutore era il tenore giarrese Musmeci. Gli chiesi se avesse avuto modo di aver conosciuto personalmente Gioia e mi rispose di no; però ne aveva ascoltate alcune registrazioni e a lui ne aveva parlato, con indicibile entusiasmo, un suo grande amico di Roma, critico musicale. Non ho più certezza del cognome di quest’ultimo, ma quando poco tempo dopo ho letto la recensione che segue il cognome Gualerzi parve che mi dicesse qualcosa.
In quel tempo un mio amico ammiratore di Totò Gioia mi prestò per registrarmelo un LP, Fonit Cetra LMR 5024, del 1981. Esso conteneva brani di grandi tenori e soprani e del Nostro era presentata una registrazione dal vivo d’un Concerto Martini & Rossi del 1958.
Io copiai della copertina il testo di presentazione del disco che di seguito trascrivo:
«Destinato forse a raccogliere una parte almeno della eredità di Schipa (se studierà ancor parecchio senza "montarsi")». Così un giovane cronista di nome Giorgio Gualerzi, nel marzo 1958, scriveva a proposito di un giovane tenore (forse suo coetaneo), Salvatore Gioia, che si era esibito nel concerto Martini & Rossi del 27 gennaio precedente. Di quella serata Gualerzi, ormai maturo d'anni e di esperienza, ritrova ora con interesse e sincera commozione la preziosa testimonianza in questo disco. Esso giunge in buon punto a ricordare, a quanti 1'avevano dimenticata, la fugace apparizione del giovane e promettentissimo tenore Gioia: un'autentica meteora, al punto che non si riesce a sapere donde venisse (forse dal Sud, almeno come origine) nè, addirittura, se ancora appartenga al mondo dei vivi.
Il povero Gioia non ebbe infatti il tempo di "montarsi" poichè, sembra a causa di disturbi mentali,già a metà degli anni '60 si parlava di lui come di una promessa non mantenuta. Nè d'altra parte le scarse presenze teatrali di cui ho notizia (la più significativa una ripresa del Conte Ory alla Piccola Scala nel gennaio 1958, giusto in coincidenza con il "Martini & Rossi") autorizzano a parlare di vera e propria carriera.
Certo è che il Gioia, mentre ai suoi tempi doveva vedersela, ad esempio, con il migliore Valletti e con un Alva freschissimo e assai “spondato” (anche se tecnicamente a lui inferiore) riascoltato oggi, non avrebbe avuto difficoltà a emergere, imponendo le doti tecniche e le risorse espressive di un canto non alieno talora da qualche zuccheroso manierismo e ancora affidato alla prevalente suggestione di una giovanile fragranza timbrica (pressoché esemplare mi sembra sotto questo profilo la sua "furtiva lacrima", ottimamente accompagnata dal compianto Ferruccio Scaglia) che fa insistentemente pensare a certi tenori "leggeri" del primo '900. Prima di chiudere voglio ancora insistere su un fatto incontestabile: Salvatore Gioia da più di 40 anni non calpesta le scene che frequentò per brevissimo tempo. Gli LP che esistono in molte private collezioni e i CD che anche oggi sono in commercio, specie sulla Rete, riportano numerosi brani del Nostro che in altri contesti è assolutamento ignoto, assieme ai più grandi nomi della lirica internazionale".
 Mi chiedo: in gloria di chi o per interessamento di chi sarebbero ancor oggi inserite fra quelle dei grandi le sue liriche se il Gioia fosse stato semplicemente un mediocre?
 Quale produttore rischierebbe di deturpare una compilation inserendovi un perfetto sconosciuto, quale al momento egli resta ancora?
Nel vol. 24, in vendita su Amazon, è citata la Milan Radio Symphony Orchestra Orchestra e Coro di Milano della RAI Milan RAI Orchestra and Chorus Turin Radio Symphony Orchestra & Chorus con Magda Olivero, Margherita Carosio, Maria Callas, Rosanna Carteri, Beniamino Gigli, Carlo Bergonzi, Gianni Raimondi, Giuseppe di Stefano, Mario del Monaco, Salvatore Gioia, ultimo perchè l’unico privo di fama, ma da non poter essere escluso per la dolcezza della voce e per la purezza del timbro.
Voglio intensamente sperare che con questo mio intervento io abbia fatto cosa gradita ai villarosani che conobbero Totò Gioia, a quelli che ne hanno sentito parlare e al resto di essi, presenti ed emigrati, che pur non conoscendo questo loro concittadino amano il loro paese e si interessano della “storia” dei villarosani.
Da questo nostro sito lancio una proposta all’Amministrazione comunale, quella di intitolare una via o una piazza della nostra cittadina a questo grande e sfortunato suo figlio.
È il meno che possiamo fare per ricordarlo degnamente negli anni a venire.

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