domenica 11 aprile 2010

L' ”ARIA” DI VILLAROSA

                                      
Questo è un pezzo della storia d’un nostro concittadino a tutti gli effetti, anche se non nativo di Villarosa.

Era un giorno di fine primavera dei primi anni ’60; due ragazzi di un paese, non proprio vicinissimo al nostro, s’affittano le biciclette… per un quarto d’ora. Arrivano al paese loro vicino e decidono di proseguire per la strada nazionale verso dove non s’erano mai avventurati. Giunti ad un bivio lessero un’indicazione stradale VILLAROSA, i due compari si chiesero dove si trovasse e convennero d’ inoltrarsi, tanto la giornata era bella e il noleggiatore era un amico.


Benché stanchi e trafelati per la salita della Garcia, il corso che si trovarono davanti, da San Calogero, dispose benevolmente il loro animo. Furono colpiti dal fatto che c’erano tanti negozi da cui uscivano i clienti con le sporte piene; macellerie che esponevano quarti di bovini e non solo carne di castrato; tanti bar con molti clienti seduti fuori ai tavoli e altri dentro che consumavano al banco.


Muratori, manovali, imbianchini in giro che lasciavano il lavoro alle nove, come di consueto da noi, per andare a far colazione e molti di essi si fermavano ai bar. Entrati in un negozio d'alimentari restarono meravigliati del fatto che i clienti pagavano a vista la merce che portavano via: al loro paese quasi tutti andavano a far spesa con la "libretta" in mano dove si segnava la spesa che si pagava in estate a raccolto effettuato e venduto.


Notarono furgoni e carretti carichi di materiale di sgombero o di sacchi di calce e cemento; case in costruzione o in fase di riattamento.


Avevano qualche spicciolo ancora ed entrarono nel Bar Centrale per un cono gelato. Furono colpiti più che d’altro dal fatto che le persone che consumavano al banco, invitavano i conoscenti che entravano a prendere il caffè o un rinfresco.
Tutte cose comuni per chi le aveva vissute giorno dopo giorno, ma non per loro.


I due ragazzi, abituati ad un ritmo ben più lento e ad un’economia rurale dove a casa si impastava e si infornava il pane, vi si allevavano le galline e il maiale, le verdure si raccoglievano nell’orto....ora all’improvviso, vedendosi catapultati in un ambiente minerario commercialmente più evoluto e vivo, è ovvio che ne rimanessero stupefatti. Di certo analoga sarebbe stata la reazione di un ragazzo di Villarosa che tutto ad un tratto si fosse venuto a trovare nel cuore d’ una grande città.


I due giovani si guardarono e convennero che a Villarosa la vita si presentava con ritmo più veloce e vi si respirava un’ aria diversa.
Il più intraprendente disse all’altro: - Compare, noi verremo a lavorare qui.


Lui almeno fu di parola; non passò molto che venne a Villarosa in qualità di aiutante in un’attività artigiana. Più tardi prese in affitto l’impresa. Da decenni è stato titolare di una piccola prospera azienda, sempre nel ramo originario.


La storia è autentica, raccontata, nell’ambito d’una discussione occasionale, dallo stesso diretto interessato nel salone del nostro barbiere, dove io e gli altri clienti eravamo casualmente presenti; né io in quel momento minimamente pensavo di doverla esporre per iscritto.


Già io conoscevo i trascorsi di lavoro e di impegno del concittadino d'adozione, mi mancava solamente di conoscere il particolare della molla che fece scoccare in lui la decisione di anteporre Villarosa ad altre località.


Avrei voluto che questo nostro concittadino e grande lavoratore mi leggesse, o almeno ne avesse sentore, per verificare maggiormente che la sua storia, esposta da lui verbalmente e con semplicità e per aiutarmi a raccontarla con più particolari o correggere qualche dettaglio.


Dopo la pubblicazione del post ho avuto modo di parlare col soggetto in questione ed ho notato che ne è rimasto compiaciuto, ma di andarlo a leggere su un monitor manco a parlarne. Così non ho avuto il coraggio di chiedergli di darmi il permesso di fare il suo nome. L'incontro è stato ugualmente proficuo per il particolare della spesa con la "libretta", perchè l’ho appreso in questo secondo momento: dal barbiere infatti non se n’era parlato.


Chi arriva a Villarosa si sente villarosano anche quando cambia paese; è il caso d’un “villarosano” con un’anzianità di meno d’un solo decennio, che passato in un terzo paese, a quanti gli chiedevano da donde provenisse, rispondeva Villarosa: il suo paese d’origine dove era nato, cresciuto e sposato, era anche prettamente agricolo, ma non amava riconoscerlo, quando poteva. L’ho scoperto per caso perché amici dell'ultima cittadina parlando di lui me lo indicavano come mio paesano. Io accettavo tacitamente perché si trattava d’una persona corretta di cui non c’era di certo di vergognarsi.

2 commenti:

  1. Villarosa è un luogo magico. Chi vi si trasferisce diviene villarosano e chi se ne va lo resta per sempre.
    Saluti
    Bellarrosa

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  2. confermo la magia del posto.
    Mi capita di sentire questa magia nei ragazzi, figli di Villarosani, che a Villarosa ci trascorrevano solo l'estate!

    Mi innervosisco quando penso allo spreco che si fa delle potenzialità del nostro paese. Paesaggisticamente parlando siamo un bel paese! Ci vorrebbe poco per muovere l'economia del paese... ma la gente lascia l'isola e il paese per il lavoro.

    Nessuno crede ad investire nel territorio.

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