Il
giovane di questa foto è il nostro concittadino Pino D’Alù come io lo conobbi
alla fine della guerra, quando passò
qualche anno nel suo paese, Villarosa, dove viveva la sua famiglia.
Per
chi, della mia generazione, leggesse questo post preciso che Pino è figlio di
don Turiddu D’Alù, ferroviere in pensione e vecchietto gioviale.
Per
quanti invece sono più giovani informo che don Pino è fratello della
mamma di Maurizio Randazzo e del compianto Giancarlo.
Di lui si ricordano bene anche mature persone di qualche
anno più giovani di me: Pino D’Alù non era il tipo che potesse passare
inosservato neppure agli occhi dei ragazzini, per il fisico impeccabile e per l’austera
sobrietà.
Qualche tempo dopo, don Pino lasciò Villarosa. Io lo credevo
all’estero come tanti altri, ma non lo rividi più, nemmeno quando di tanto in
tanto tornava al suo caro paese, dai suoi.
Di don Turiddu D’Alù ne ho già parlato, nel post della ”
Porta panoramica di San Calò”, a proposito dello scherzo di sfida di “Chilònia”
che io, bambino puntiglioso della dizione esatta, correggevo caparbiamente in
“Colonia”.
Qualche mese fa su facebook incontrai il nome di tale Pino
Profeta, originario di Villarosa e residente a Torino, che aveva per amico,
sempre su facebook, qualche villarosano residente. Ne dedussi che si doveva
trattare di un paesano e mi ricordai di un omonimo ragazzo più giovane di me
che avevo perso di vista da gran tempo. Mi presentai a lui in facebook e subito
mi rispose che era proprio la persona cui alludevo e che di me conservava un
bel ricordo.
Fu lui a farmi presente che a Torino viveva un nostro
“vecchio” concittadino di brillante memoria che aveva scritto cinque anni fa un
libro “Incontri con le ombre”. Quando Pino Profeta mi mandò via e-mail la copia
del libro, in documento pdf, ebbi piena conferma della vecchia conoscenza che
ammiravo, vedendo la foto ivi contenuta.
Quando gli anni avanzano, don Pino capisce che non potrà
tornare più a Villarosa. Così la visita al paesello la realizza soltanto per immaginazione,
fingendo di percorrerne le vie, ben salde nella memoria, in compagnia di
Maurizio.
Le descrizioni dei luoghi e delle persone scomparse negli
ultimi 80 anni sono precise. Io ho pensato a degli appunti fissati su carta nel
tempo, ma quando più di un mese fa, mi chiamò a telefono scoprii, nella
lunghissima conversazione che il cervello dell’ultra novantenne era intatto: le
verifiche con i miei ricordi e con quello che avevo sentito e scritto nel tempo
erano inappuntabili. Gli dissi che, quand'ero ragazzo lo ammiravo molto e mi
permisi di chiedergli se lui si ricordasse di me. Mi rispose che si rammentava
perfettamente e mi citò un solo particolare, che nessuno gli avrebbe potuto
suggerire, perché era pertinente alla mia persona: mi parlò del mio neo che
portavo sulla guancia sinistra fin dalla nascita. Oggi il tempo, con le tante
macchie che mi ha appioppato in viso, ha confuso il vecchio neo nativo, che intanto
è rimasto indelebile solamente nella mente del giovane d’allora, col quale non
ci vediamo da quasi sessantacinque anni.
Signor Pino, lei che è così impeccabile nella memoria
storica paesana, perché non crea un blog o, se non vuole
impegnarsi a tanto, o pubblica qualcosa nel blog da me iniziato e aperto a tutti
quelli che vi vogliono scrivere, per lasciar tracce d’antico ricordo alle future
generazioni, comprese quelle sparse per il mondo che tengono tanto a curare le
radici antiche di “Bellarrosa” di Sicilia?
Questo è lo scopo del mio scrivere e ad esso io invito i
villarosani veri, di dentro e di fuori.
Nessun commento:
Posta un commento