giovedì 13 ottobre 2016

PRIMO TIMIDO GESTO DI SOLIDARIETÀ FRA ZOLFATAI

Potrà sembrare incredibile che la parola della più terribile e frequente disgrazia presente nel mondo zolfifero della fascia centro-meridionale dell’Isola è stata ignorata, nel suo tragico verbo che la indica, nel grande Vocabolario Siciliano in cinque poderosi volumi dei proff. Piccitto e Tropea.
Ancor maggiormente inconcepibile appare l’uso della parola “zolfataio”, molto comune nel nostro mondo minerario, che non si trova nei comuni vocabolari della nostra lingua. Infine, quasi per caparbietà, ho consultato persino Il Grande Dizionario della Lingua Italiana in XXI vol. di Salvatore Battaglia, che di ogni parola riporta l’uso che se ne fa nelle opere letterarie. Ebbene finalmente l’ho trovata: essa è citata in una Gazzetta Ufficiale del 1967 nella quale si trattava della gestione straordinaria della Sezione Autonoma Zolfatai nella Provincia di Agrigento…

Si può pensare a casuali dimenticanze, ma non lo sono sicuramente: il nostro mondo del passato a noi prossimo ci lascia delle tracce ancora vive, ma esse sono in fase di dissolvimento continuo, particolarmente fuori dell’area mineraria.
Gran parte della Sicilia è quasi un altro mondo, lontanissimo dalle tre Province minerarie di Agrigento, Caltanissetta ed Enna; similmente ritengo che nelle altre ci saranno delle predominanze linguistiche e sociali che noi ignoriamo del tutto.

È raro che oggi il verbo scacciàrisi possa essere usato nel senso originario di perdere la vita sotto uno smottamento sotterraneo, tutto al più ci si può schiacciare un dito, un piede e peggio ancora perdere la vita perché finiti sotto da un pesante mezzo meccanico.
Non molti decenni fa il tipico verbo si adattava spropositatamente persino in solenni giuramenti, come quello arcinoto agli attempati, spesso sulla bocca di un anziano villarosano che quasi ad ogni occasione se ne usciva con l’espressione di conferma di quanto si era appena detto: “Sull’anuri di ma figlia Marì… scacciàrisi ma figliu Jachinu sutta na valata…”. [I nomi sono di pura fantasia]

Era pure frequente nella mia prima giovinezza sentire proferire imprecazioni pesanti del tipo: “Ti putìssitu scacciari!”.

In diversi post è stato citato il già nostrano verbo: il vecchio che impersonava San Giuseppe nell'omonima Tavola, per far capire che di cibo non ne poteva più ingerire, tornava a ripetere, impropriamente direi, ad ogni insistente invito: “Mancu si mi scacciu!”: perché era sazio abbastanza e la sua pancia purtroppo non era bisaccia per future provviste.

Nell’altro post, “La vita per un fico secco”, a “scacciarisi” sotto uno smottamento di materiale grezzo misto a venature di zolfo è proprio un carusu di pirrera, stroncato agli inizi della sua umana esistenza.

Com’è risaputo a quel tempo non esisteva nessuna forma d’assistenza o di sussidio alla famiglia colpita da un incidente mortale o da invalidità permanente, così si sfociava nella più estrema delle miserie materiali: le mogli andavano a fare le criate e i ragazzi i carusi di pirrera, che per pochi centesimi al giorno riempivano giù e portavano su alla luce del sole, dall’alba al tramonto, stirratura colmi di materiale.

Mentre da noi la realtà procedeva in tal modo, nel mondo occidentale sorgevano le prime organizzazioni di rivolta al fine di attutire un po’ le sofferenze dei vari popoli soggetti a tali assurde sofferenze; queste miravano a una più moderna visione sindacale che prevedesse contributi da parte di Enti Statali, Comunali, degli industriali e degli stessi lavoratori, finalizzati al miglioramento di vita della società tutta.
Solo nel 1903 in Villarosa i lavoratori delle miniere, per lenire al minimo la miseria più nera, interamente a spese proprie, cercarono di darsi una timida mossa di solidarietà, creando la “LEGA DI MIGLIORAMENTO TRA OPERAI E ZOLFATAI”.

 Contribuivano a formare questo patto unicamente gli stessi dipendenti col contributo mensile di 50 centesimi se si trattava di operaio, e 25 centesimi se “caruso”: ben poca cosa, perché né Stato, né Comune, né datori di lavoro contribuivano con fondi aggiuntivi a impinguare quella cassa.
Tanto risultò solamente come gocce d’acqua sul deserto.

Dell’esistenza di tale Statuto non ebbi notizia fino al 1999, quando l’anziano amico non più tra noi, signor Giacomo Fratantoni, cultore di patrie memorie, non mi concesse in visione per lettura e per copiarlo il succitato documento. Dello stampato originale di questo non ho ovviamente notizia, ma io ritengo doveroso diffonderne una pubblica copia perché rimanga in giro nel nostro ambiente storico-sociale per i vari cultori che oggi ci sono e spero che in avvenire continueranno a trovarsi.
Come ho più volte affermato il mio obiettivo non è tanto quello di scrivere per porsi al centro dell'attenzione, ma per lasciare tracce storiche nel futuro.
A tal proposito ho un’idea vaga relativa al suddetto Statuto, scritto per i disastrati lavoratori, ma certamente non da qualcuno di loro.  Temo proprio che sia stato un contentino per calmare gli animi esasperati dei molti sofferenti in giro e da notizie provenienti da luoghi lontani dove le garanzie di migliore esistenza avanzavano d’anno in anno.

Una collaborazione in proposito è sempre gradita, pertanto invito chi ha qualche idea in proposito da approfondire e confrontare, è pregato di esprimerla.
Per avviare ogni discorso in proposito allego, per il momento, il Programma introduttivo al contenuto dello Statuto.
Anticipo che quale Presidente della Lega di Miglioramento si firma tale G.Milano e come Segretario della stessa Raimondo D’Alù.
Appena riavvieremo il discorso in merito, farò in modo di offrire, a chi lo chiederà, copia dello Statuto, per far sì che questo Documento non vada perduto, come si sta perdendo gran parte della cultura mineraria.

INTRODUZIONE ALLO STATUTO
--------------
L’epoca che attraversiamo è delle più scoraggianti, due grandi forze con accanita lotta si contendono il terreno palmo a palmo, e sono i capitalisti esercenti le miniere di Zolfare, e gli operai lavoratori nelle stesse.
Or siccome nelle amministrazioni l’operaio zolfataio col suo faticoso lavoro, andando incontro di momento in momento alla morte più disgraziata viene malamente retribuito, e possibilmente avvilito ed umiliato, di fronte a questo stato di cose, la libertà dei tempi gli dice di non restare indifferente, svegliarsi e togliersi dall’apatia che per tanti anni lo ha reso umiliato.
A questo scopo in ogni nazione Civile del mondo, si è sollevata una voce che dice allegatevi o fratelli operai.
Una lega che sorge, solamente per il benessere morale ed economico dell’operaio deve essere rispettata da Dio e dalla legge, poiché da tutti è saputo che l’unione fa la forza.

Ritenuto quanto sopra si è detto, è dovere morale che ogni operaio delle Miniere concorra con la sua opera a crescere e sostenere la concentrazione della Lega di Miglioramento, poiché con questo solo mezzo non si può essere sfruttati ed umiliati, ed ogni altra via non sarebbe né onesta né utile.

Cerca nel blog

Lettori fissi

Archivio blog