NOTA: Un nostro concittadino, avanzatissimo in anni, quanto lucidissimo di cervello, leggendo il presente post ha notato un mio errore di distrazione nello scambiare la posizione di due vie, fra loro parallele, Ferruccio con Capponi. Così gentilmente me lo ha segnalato. Tanto mi riempie di soddisfazione e lo ringrazio immensamente, compiacendomi nello stesso tempo della sua precisa capacità di attenzione: egli mi legge a migliaia di Km di distanza dal comune nostro paesello natale, dal quale da tantissimi anni è assente.
Lo ringrazio tanto e me ne compiaccio altrettanto per avermi dato una tirata benevola di orecchio.
Intanto invito i residenti e me stesso, in prima linea, di stare più attenti a correggere gli errori di distrazione e non.
Grazie ancora al lontano lettore e a tutti quanti amano il proprio paese.
Buon anno a tutti.
Fino a qualche decennio fa era
indicato con tale denominazione un comunissimo ponticello sul Corso Garibaldi, sotto
il quale scorrevano le acque convogliate
dalla via Ferruccio, che si immettevano nella via Mastro Silivestre. [sic: la seconda
i non è stato un errore di battitura,
essa è contenuta nella la targa, scolpita in pietra grigia uguale a tutte le
altre in paese, che maldestramente è stata coperta, di recente e in parte, dal
tubo di scarico delle acque dell'edificio stesso, sul quale essa è murata: il
nome, con la seconda "i" ovviamente è un termine dialettale antico,
perché non ho mai sentito pronunciare a nessuno il nome così come sta scritto]
Quando quest'ultima via fu
raccordata, con la creazione di un lieve piano inclinato, con il Corso
Garibaldi, non ci fu più motivo di mantenere la parte in muratura del piccolo parapetto
del ponte.
In fondo al pendio naturale, le acque svoltavano, a destra per pendenza, lungo il
vallone di contrada "Santo Rocco";
a tal proposito, ritengo atto storicamente utile, sottolineare che tale nome,
negli atti pubblici, si completa con l'aggiunta di "spoglia padrone": con
questa precisazione gli antichi vollero rilevare la natura aspra e arida del
terreno, nel quale ogni lavoro destinatogli risulta inevitabilmente sprecato.
A sinistra aveva inizio l'irta
trazzera, detta "da figuredda", che porta alla strada provinciale
che conduce a Villapriolo.
Lo stradale continua ben oltre: verso Alimena (Armena),
le Petralie e alle Madonie (al momento fuori uso); a nord-est porta a Cacchiamo (Guacchiamu),
Villadoro (Passariddu), Nicosia (Nicusì) ...
A sinistra dello sbocco sulla
strada provinciale esiste una seconda figuredda,
tutte e due però oggi sono pressoché ignorate, ma non sono state erette in modo casuale: erano
il riferimento votivo della religiosità di lavoratori minerari e agricoli che
vi transitavano.
Nella nostra epoca
dell’automobile, la vecchia trazzera
oggi è diventata carrozzabile, ma rimane ugualmente poco frequentata, perché in
irta salita: in antico era un'arteria molto trafficata, specialmente in due
cruciali momenti della giornata, alba e tramonto, escluse le domeniche e le
feste comandate.
Al primo albore del giorno e
ancor prima che sorgesse il sole, vi si arrampicava una massa umana di capumastri,
pirriatura, armatura, arditura, scarcaratura, panuttara, seguiti
da una frotta di carusi, mal coperti, malnutriti, scavuzi
e 'nchiagati di rùsuli; tutti insieme si avviavano alle
numerosissime miniere di zolfo che sorgevano intorno a Respica-Giurfo, con
predominanza verso la zona est della montagna.
Poco più tardi erano i
viddrani, in numero inferiore, che salivano per l’erta, fangosa o polverosa,
a seconda della stagione per raggiungere Pampiniddru, l’Ariazza, u
Vigliu, u Giurfu, San Giuguanniddru...
Se un tempo San Calogero era
il limite estremo dell’abitato, il ponte Caramanna aveva pure una certa
rilevanza in paese, perché ne segnava la periferia per quanto riguarda il lato
nord, infatti a parte qualche casa sul corso, alle spalle c’erano campi coltivati.
Zona del ponte Caramanna, dopo il 1930,
anno d'installazione
della corrente elettrica a Villarosa
della corrente elettrica a Villarosa
La prima traversa visibile a
sinistra è la via Capponi; al posto della vecchia costruzione in ombra che la
precede, oggi sorge il negozio di generi alimentari della famiglia Restivo.
L'impraticabilità dei
marciapiedi e la quasi assenza di automobili in transito (è visibile solamente in
discesa un furgoncino) induce i passanti a servirsi del fondo stradale, com'è
ben testimoniato ancora dalla foto.
Verso sera moltissimi
cittadini uscivano da casa per andare in piazza, dove incontravano amici e
conoscenti. Quando il buon tempo permetteva, allungavano la passeggiata oltre
la piazza fino al ponte Caramanna, senza oltrepassare la pur leggera salita che
di lì iniziava.
Ancora oggi, ma meno degli
anni passati, la dizione "ponti Caramanna" continua a essere usata.
Io non ho conosciuto nessun Caramanna,
né ho avuta notizia da parte di anziani della mia giovinezza che abbiano conosciuto
un solo nostro concittadino con tale cognome.
Era usanza nei tempi passati
che si assegnassero nomi alle strade a seconda del borghese o politico più
ragguardevole che vi aveva abitato. Per fare un solo esempio, che potrebbe
sembrare improprio, la via Milano non fu intitolata al capoluogo lombardo ma a
una famiglia di cui ho conosciuto un solo rappresentante, don Ciccio: un altro
rappresentante della stessa famiglia Milano fu più volte sindaco di Villarosa:
nessun Caramanna però fece parte della toponomastica ufficiale del paese
Voglio citare un ordinario evento
di cui fui involontario testimone circa venticinque d’anni fa.
Tornavo da scuola a piedi, com'era
mia consuetudine; era l’ora di pranzo e i marciapiedi del Corso Garibaldi erano
quasi deserti; avevo appena superato la traversa di via Mastro Silivestre,
quando si accostò al marciapiede un’auto; il giovane che era alla guida mi
apostrofò molto garbatamente e mi chiese dove si trovasse il ponte Caramanna.
Risposi che lo avevano appena attraversato,
pochi metri prima.
Precisai subito che qualche
decennio precedente era stato eliminato il parapetto che lo rendeva visibile.
Accanto al guidatore era
seduta un’anziana signora che, sorridendomi, mi disse:
- Caramanna era mio nonno.
Ringraziarono, salutarono e l’auto, targata
Ragusa, proseguì la marcia in direzione Palermo.
Nessun commento:
Posta un commento