Da qualche tempo, soprattutto nella Rete, si parla
della non presenza di bidet nei bagni di molti Paese nordici; nella sua stessa
patria, la Francia, il “cavalluccio”, traduzione letterale del termine, è
alquanto raro.
Questa presunta “anomalia” nordica induce frettolosamente
molti giovani a concludere che noi in Italia siamo più puliti delle suddette
popolazioni.
Non sono in grado di dare una risposta indubbia, ma
di certo tale argomentazione avrà senz’altro una spiegazione diversa da quella sbrigativamente
fornita: ad esempio il bidè sarà stato sostituito con l’uso più frequente della
doccia, come del resto ci si va orientando in tal senso da noi.
Questa oziosa disputa m’ha fatto scoperchiare il
relitto antico, quasi del tutto seppellito dalla polvere del tempo, d’un banale
episodio riferitomi oltre sessant’anni fa da un mio coetaneo ex seminarista.
Nel secondo dopoguerra ci fu nel nostro paese un’ondata
di vocazioni sacerdotali; quasi una ventina di ragazzi entrò nel Seminario vescovile
di Piazza Armerina. Per dare un curioso resoconto dell’esito di tali numerose
inclinazioni preciso che di tutti costoro solo uno, il parroco Salvatore
Stagno, prese i voti.
In casa di uno di tali giovanissimi seminaristi,
chiamiamolo per tutelarne la privacy Pinuzzu, avvenne un lieto avvenimento al
cui festeggiamento il chierichetto non poteva mancare. Per quei tempi averlo a
casa era un vero problema per la frequenza scolastica, per la scarsità dei
mezzi di trasporto e per le possibilità finanziarie alquanto ristrette per
poter consentire il noleggio doppio d’un taxi.
La madre di Pinuzzu volle provare a parlarne col
parroco del tempo, monsignore Luigi Scelfo,
fratello maggiore dell’ingegnere Antonio fondatore dell’ancora famosa
società di autolinee, la SAIS.
Il problema, che appariva difficoltoso, fu risolto
con agevolezza da “monsignorino”, così era chiamato dagli anziani di Villarosa
il parroco Scelfo, persino quand’era avanti negli anni quando lo conobbi io. Proprio
per quei giorni il presule era stato convocato dal Vescovo e quindi gli fu facile
riportare il ragazzo a casa, e per giunta senza spesa.
Al ritorno, al cambio di corriera ad Enna, il
parroco sentì il dovere e il piacere di far vista al fratello e ai nipoti.
Pinuzzu durante la sosta in quella abitazione, splendida per lui perché non aveva
mai visto di meglio, sentì impellente la necessità di fare pipì. Aveva messo in
conto di rimandare il bisognino fino a casa sua, ma calcolò che non ce la
poteva fare, così si fece coraggio e arrossendo in volto dichiarò il suo stato
di disagio al suo esimio accompagnatore.
Il giovane, entrato in quel che si attendeva un
ottimo gabinetto, restò doppiamente abbacinato dal luminoso locale grande come
una stanza di lusso rivestita di maioliche e arricchita di mastodontici pezzi di porcellana sormontati
d’abbondanti e luccicanti cromature.
Non aveva mai visto un locale così ricco di
componenti: un lavabo di porcellana troppo mastodontico per lui che era
abituato alla bacinella di lamiera smaltata; una vasca da bagno seconda in
grandezza solamente “a brivatura”; un water bianco e lucido che emergeva dal
pavimento, eccezionale per lui che il cesso in casa l’aveva a livello di
pavimento vicino all’uscio, già tanto per lui perché lo faceva sentire un privilegiato rispetto a quanti, ed
erano numerosi, facevano i bisogni intimi nell’orinale per poi svuotarlo all’esterno;
una doccia circondata da pannelli di vetro martellato e poi tante tovaglie di
lusso appese alle mattonelle di maiolica ricche di decorazioni.
D’ognuno dei pezzi riuscì ad interpretarne la
destinazione, restò attonito invece dinnanzi ad un elemento di porcellana più
basso degli altri a cui non sapeva attribuire l’uso. Inoltre, in esso come pure
negli altri visti poco prima, giudicò uno spreco inutile la presenza di due
rubinetti in un solo componente di ceramica, non immaginando minimamente che in
uno dei due rubinetti potesse scorrere acqua calda.
Confuso e stordito dalla enorme quantità del genere
di roba mai vista non s’avvide del tempo che trascorreva, tanto che monsignore
temendo che il ragazzo fosse stato colto da qualche imprevisto problema
fisiologico, decise d’entrare: lo trovò perplesso dinnanzi al pezzo per lui indecifrabile.
Pinuzzu appena s’avvide della presenza del suo
parroco, indicò l’oggetto della sua curiosità e gli chiese cosa fosse.
“Monsignorino” pose delicatamente le sue mani
all’apice delle spalle del chierichetto e avviandolo verso l’uscio disse:
- Cosa di
femmine.
Un'anziana signora mi ha espresso il suo pensiero sulla riluttanza di alcuni popoli nei riguardi del bidet: esso era stato introdotto per prima nelle case di tolleranza
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